giovedì 30 agosto 2007

mamadou

Mamadou

La Boutique… sapete cos’è la boutique? C’è chi si atteggia con l’utilizzo di lingue straniere. In italia specialmente. E a Milano ancor di più. Il week end è molto meglio del fine settimana. Se è di moda va bene, ma fashion è un sacco di più. Il petit palais che, benché crei sempre una certa incertezza di comprensione, e molti dubbi sull’utilizzo, suscita nell’ascoltatore fantasie sofisticate, anche quando è un esposizione due metri per due in un a stalla… in questo caso l’utilizzo della lingua francese, aiuta a sorvolare sull’odore… e con la somma tristezza dei membri dell’accademia della crusca nonché di amici e simpatizzanti, di esempi di esterofilia linguistica se ne trovano numerosi ed abbondanti. Come la boutique. La boutique a milano sta nel triangolo d’oro tra via bautta e napoleone, non vende vestiti, vende capidaltamoda e se qualcuno si definisce boutique alimentare è solo perché vuole allontanare tutti quelli che nn possono pagare 75 euro al chilo il prosciutto. E darsi un certo tono.
Ora la boutique in Senegal è un negozio non più grande di 5 metri quadri dove si vende di tutto. Terrei a precisare che “si vende di tutto” non è un eufemismo… vendono davvero tutto. L’antiblatte per dirne una, c’è. C’è il nescafè, il detersivo per i piatti, le bibite, se vuoi ti imburra un panino, le sigarette, il pane e…ecco la carta igenica no. Cioè se nn ce l’ha la boutique nn ce l’ha nessuno. È una struttura evoluta rispetto al nostro emporio. E soprattutto concentrata. In un metro quadro si trovano fili del bucato con peperoncini al posto delle mutande e latte in polvere invece della maglietta che più bianca nn si può. Al posto della vecchia dell’AVA(marchio registrato(la vecchia, mica l’AVA)) che ti dice che sbagli candeggio c’è Mamadou. Un capolavoro del commercio. Un uomo che farebbe invidia alla gestione italiana delle finanze, un creativo della moneta.
La capacità di arrangiarsi in Senegal è elevatissima. Quando manca il lavoro te lo inventi e, seppur con margini bassissimi per molti la possibilità di sopravvivenza più immediata è il commercio. Che può magari garantire solo 1000 cfa al giorno, ma quell’euro e mezzo è un pasto assicurato, che altrimenti sarebbe rimesso alla carità di chi può. È evidente che in questo contesto o sei sveglio o sei sveglio. Non c’è molto margine di errore. Insomma per selezione naturale Meneguzzi non potrebbe mai essere senegalese. Ed infatti sotto queste premesse quello che si può constatare è non ci sono né flavia vento, né Enrico papi…. Eppure c’è mamadou. Lievemente strabico risponde sempre con un impastatissimo ça va? ed uno sguardo che nn lascia trapelare nulla… ma proprio nulla. Si china sul frigorifero (che sta tra l’unico cliente che può fisicamente stare nel negozio) e il bancone cerca la bottiglia di fanta, che qui è inspiegabilmente fluorescente, e senza dire nulla te la porge girato al contrario. Testa nel frigorifero una mano che lo sostiene al bidone dell’olio, l’altra porge la bibita, e attesa prolungata in religioso silenzio fino al prelievo della bottiglia da parte del cliente. Due giorni fa Riccardo si è distratto un secondo e mamadou era in ipotermia ed aveva un principio di assideramento a naso e mascella. Avvenuta l’estrazione, che comporta qualche minuto di agonia arriva il momento del pagamento. E lì nn sai mai come andrà a finire. Dal resto con mutuo, all’incentivo sull’acquisto. Il prezzo è fisso. È la matematica che cambia. E sì che i leoni del commercio esistono ogni 30 metri circa. La boutique di mamadou è davanti a casa, ma l’altra è all’incrocio, 26 metri e 87 centimetri più in là. I prezzi vicino al concetto ultimo di concorrenza, cioè guadagno nullo del commerciante, e comunque tutti uniformati. Ma alla fine ci piace così. E per risparmiare i 26 metri e 87 centimetri che ci separano dall’universo della boutique “quella all’angolo” ci facciamo volentieri due risate con mamadou. Che quel giorno decida che 100 cfa siano 95 o 115…

sabato 25 agosto 2007

Lavorare come un negro.

È ampiamente riconosciuto che la colomba, simbolo di pace, nn è affatto un animale pacifico. Si sa che vecchio come il Cucco (o bacucco) non vuol dire nulla, perché se metti su google immagini “bacucco” nn viene fuori la faccia di uno vecchissimo. Giovanni Bacucco 124 anni, di Nocera Umbra… Non esiste! Non è mai esistito Giovanni Bacucco, detto Vanni Cucco… eppure si dice.
E si dice anche lavorare come un negro. Scusate è ma UN PAIO DI BALLE. Si dovrebbe dire, lavorare come un toubab… un toubab cooperante e sostenibile. No perché è un po’ che andiamo in cantiere per sistemare i problemi elettrici della struttura, e ci troviamo a stretto contatto con i muratori, che: pausa sigaretta, pausa thè, pausa perché fa troppo caldo… arrivano le 6, fine turno, e via.. a casa… e noi sempre lì… Riccardo occhio vitreo, fronte imperlata di sudore, espressività azzerata, e dizione incomprensibile. Io ironia molesta, ghigno polemico stampato in faccia, madido tutto, e nessuna connessione tra l’apparato celebrale e quello vocale. In poche parole due tossicodipendenti in fase terminale che si aggirano alle 7 di sera in un cantiere deserto, senza neanche ricordarsi del perché si trovino lì, ma che in fondo, se ci dovessero rimanere, nn sarebbe così male per dormire…. a parte qualche calcinaccio, e qualche cane notturno, di cui si intuisce la presenza, quando se ne vedono, e soprattutto se ne sentono, le tracce la mattina. La tre giorni in cantiere a portato Monsieur Fall, il responsabile del cantiere, o meglio l’imprenditore edile, o meglio ancora, un brianzolo di colore, che ha “cumprà tutta la baracca” (perché monsieur Fall parla brianzolo stretto) a cambiare elettricista, smontare mezza palazzina, e rifare l’impianto elettrico dell’intero piano terreno. E tutto questo sotto nostra precisa indicazione… neanche dire che il nuovo elettricista, che al primo incontro ci aveva salutato con il calore che contraddistingue i senegalesi, al secondo incontro ha cercato di darci in mano dei fili dell’alta tensione, cementarci vivi, spararci, buttarci giu dal terzo piano, portaci al mare con delle “scarpe” di cemento, e ora che ci penso, ha anche preso quello strano accento siculo, la voce un po’ roca e tutti lo chiamano Don… c’è da dire che è molto elegante però, un elettricista che si presenta in cantiere con il gessato e il garofano rosso all’occhiello è una dimostrazione di classe nn indifferente…
Comunque per ora abbiamo una pausa dal cantiere, l’elettricista ha lavoro per i prossimi sei anni, e intanto cerchiamo di inventarci qualcos’altro per tenerlo occupato. Così va a finire che non si dirà nemmeno lavorare come un cooperante… si dirà lavorare come un elettricista, quando quelli di ISF-MI non hanno niente di meglio da fare che venir qui a rompere le balle… punti di vista…

martedì 21 agosto 2007

Le maliéne

Il posto nel quale alloggiamo l’auberge de la Médina è frequentato a tempo indeterminato da vari personaggi più o meno bislacchi. Mi correggo più bislacchi. A cominciare dalle domestiche con le quali Riccardo si è incaponito. Non vogliono essere fotografate. Pensano che vada a vendere le loro foto in giro. mica solo noi abbiamo i pregiudizi… poi quando si tratta di toubab. Che non è il baobab, bensì l’uomo bianco. Pare che il nome derivi dal francese desueto per dire medico, oppure dall’inglese “due scellini” (ciò che chiedevano i locali al bianco di turno). In ogni caso Riccardo si apposta sull’uscio, modello finestra sul cortile di hitchcock, cercando di fotografarle, o quantomeno di scoprire un cadavere nel giardinetto di bouganville. Vi terremo aggiornati. Poi c’è Samba con il quale abbiamo stretto un legame simile all’amicizia. Solo simile perche è verissimo che l’ospitalità africana, e ancor più quella senegalese è veramente unica, quasi calabra, ma è altrettanto vero che esiste sempre una barriera cromatica che porta spesso il bianco ad aprirsi molto di più dell’autoctono. Spesso, alla domanda “che hai fatto oggi?” senti risposte del tipo “sono andato a thies a fare delle cose, poi sono tornato qui a fare altre cose, poi sono andato alla ville a fare altre cose, e adesso devo andare da una parte a fare altre cose…”. Sopracciglio alzato all’ancelotti e il dubbio che per qualche motivo cerchino di nasconderti qualcosa, quando invece i rapporti hanno un altro metro. Si può stare a parlare dell’alfa e dell’omega, di filosofia greca, di Senghor di Wade e di come sta andando il Senegal, di costumi e tradizioni, ma nn si può mai entrare nella sfera personale. Basta saperlo. A meno che tu nn sia un marabou, in tal caso le domande indiscrete sono necessarie. Il marabou pratica divinazione, ed colui che fabbrica gris-gris, amuleti contro gli eventi più disparati, per proteggere il corpo o per sviare le proposte di matrimonio, per avere 15 figli o per nn averne proprio (a dir la verità quest’ultimo più per gli europei che per i senegalesi, nel cui paese i figli per donna sono in media 5,2 …(senza punto esclamativo, ma con i puntini di sospensione)). Il maliano (se così si dice in italiano, comunque lui è del mali, di Mbamako) è qui installato.
Come professione fanno tutti i trainspotter, solo che nn essendoci il treno fanno i peoplespotter.. ogni tanto passa qualcuno, si ferma, chiacchiera, se ne va, torna.. è bello. sono una sicurezza. loro sono sempre lì. Quando copro che il maliano oltre a fare trainspotting – peoplespotting, fa anche il marabou. Con che cosa fai divinazione? Chiedo io ingenuamente. Vieni! Ti faccio vedere! Motivatissimo lui. Si siede sul materasso, mi stende un tappetino per preghiera, e mi fa sedere accanto all’incenso che mi nausea nn poco. Mi dice di chiedere alle conchiglie quello che voglio, e visto che prima di uscire di casa ho dato un rapido sguardo al libro di progettazione elettronica che ho portato qui solo per lavarmi la coscienza, sostenendo, prima di partire, che un’ora al giorno avrei potuto trovarla, se Lacaita sta bene, e riuscirò a venire rapidamente formattato dal politecnico di milano. La lingua nn è importante, le conchiglie capiscono. Sono poliglotte. Molto più comodo. Glielo ripeto in francese per sicurezza. La risposta è….. ho una moglie…. Altro sopracciglio all’ancelotti… nn che sia mai stato del tutto domo del mio francese, di mia moglie nn ne voglio sapere nulla. Tanto più che mi sovviene che nn sono sposato. Allora mi sposerò presto e avrò dei figli. Tanti. Nota incomprensibilmente lo sguardo di terrore nei miei occhi, se ne stupisce, ma va avanti. Due polli. Uno lo regalo, uno lo butto in mare, prendo 7 uova e 7 oggetto nn meglio identificati e butto anch’essi in mare. Poi vado da lui per fare un baglio purificatore. Il miglior gris-gris che c’è. Tre volte. Ora, già che io mi lavi una volta mi sembra esagerato, che in più lo faccia tre volte di seguito per sposarmi e avere dei figli… tornerò volentieri tra qualche annetto. In ogni caso andrà comunque tutto bene viaggerò tanto e sarò ritenuto saggio tra le genti. Trama deludente ma finale esplosivo.

domenica 19 agosto 2007

Chiedo venia

Chiedo venia per tutto quello che ho scritto sulle blatte. Di come ci siamo sentiti grandi e forti a giocare con la morte. A fare gli uomini. Ad uccidere… si ma cacchio, una blatta in due è una cosa, scendo ieri sera da casa e uno da solo sta sgozzando un bue… noi in due per una blatta… e c’abbiamo messo anche un quarto d’ora. Scusate. Domani proverò ad ammazzare il bue. Matrimonio. Oggi. Ieri chiudono un tratto di strada, la rue 7, montano dei tendoni e vedo un bue in strada… strano… anche per me che non ne capisco niente di animali noto una differenza tra la capra che lecca il sale dal muro sotto casa mia, e un bue alto quanto me che alla medina proprio non ci può stare. E infatti dopo un’ora lo sgozzano… l’avevo detto io che lì nn ci poteva stare… torno da Samba che mi stilla un po’ di pillole di saggezza. Gli chiedo se è tradizione. Guarda in lontananza la sagoma scura di un rastone con una sigaretta in bocca, che a colpi di machete spacca la cassa toracica del bue… sbuffa. NO. Risponde categorico. Non è tradizione. È esibizionismo. È complicare le cose semplici. Sarebbe come bruciare uno scarafaggio col lanciafiamme invece di andare a comprare lì (e indica la boutique di fronte a casa) il megadistruggitutto-napalm-spray. Tossisco e fischietto indifferente, me ne vado, e un po capisco il rastone con la sua sigaretta e il suo machete…

venerdì 17 agosto 2007

notte tranquilla


nel cuore della notte riccardo si sveglia. un sussulto nella notte. io con una torcia e un copriletto in mano deliro vestito solo di mutande e scarpe. DOV'E'?? E' QUI!! l'hai vista vero?? La devo scovare la schifosa. Allucinazioni da Lariam (marchio registrato). ha cominciato a fare effetto. adesso son un tossico dipendendente in cerca della sua dose. nn vedo l'ora che arrivi martedì. il giorno della pastiglia dell'antimalarico. mancano solo quattro giorni. evvai....
e invece no. nn sono allucinazioni. è vero. la blatta è lì. che scappa. la lurida. cinque minuti prima stavo leggendo la fine di harry potter and the deathly hallows. voldemort e potter si sfidano, e da buona tradizione la conclusione di un'epopea nn può vedere l'eroe principale morire scivolando sulle scale ghiacciate di una chiesa come Manzoni. o come in una scena dei simpson (altro marchio registrato, copirait Matt Groening). Da circa dieci minuti leggevo con trepidazione lo scambio di compiti insulti tra il ragazzo che sopravvisse e l'innominabile, quando mi giro e vedo a un centimetro da me una blatta, detto anche scarafaggio svizzero, tanto sono note le sue doti di pulizia. specie nelle fogne di calcutta. la pedino per cinque minuti, e una volta svegliato riccardo comincia la caccia grossa. la difficoltà sta nella commistura di ribrezzo e pietà che si manifesta nel cercare di catturarla senza ucciderla, e lo schifo che si prova ad avvicinarla. dopo dieci minuti di trappole inconcludenti passiamo alle maniere forti. riccrdo propone del DDT, ma purtroppo avevo dimenticato di metterlo in valige insieme alla maschera antigas e la sega circolare. quando si fannno le cose di fretta.... quindi dopo aver cercato inutilmente di affogarla, poiche la blatta è waterproof, e idrorepellente come gli swatch, riccardo ha trovato come fare: col deodorante. per stordirla. allora mi si visualizzano immagini del liceo e... prendo l'accendino ed la brucio con il lanciafiamme... lo schifo ha prevalso sulla pietà. è morta? ....sì sì. per forza, sono solo gli ultimi spasmi... e invece NO!!! la blatta è anche ignifuga!! si gira e scappa. azz... fortunatamente stordita, riccardo la infila nel rotolo della carta igenica la buttiamo nel cesso e sciaquone. ed è finita. la blatta sarà il primo animale ad andare su marte. per forza. resiste a tutto. altro che andreotti (marchio registrato???). la blatta c'è da prima. da sempre. siamo riusciti a finirla. ha HA HAAA. ma chido la porta del bagno e sono sicuro che con i violini di sottofondo tipo psycho, quando già stanno scorrendo i titoli di coda, la blatta spunta con le sue antenne dal bordo della tavoletta....

giovedì 16 agosto 2007

come in un film di eddie murphy


avete presente il cieco in un film di eddie murphy che è convinto di essere bianco, è la successiva discussione degna di un totò motivatissimo tra i due? c'est ça! quando vedi tutto il giorno senegalesi sorridenti, donne coloratissime, e uomini di irresistibile simpatia, assumi automaticamente la posizione che ti compete nell'ambiente che ti circonda. nella tua testa però. tu credi. ti invitano a pranzo, ti trascinano in spiaggia, giochi a calcio con loro (e ti accorgi immediatamente dell'abisso atletico... nn parliamo di quello tecnico), si trascinano nuovamente a mangiare, e poi a casa. andiamo a ballare? dai! andiamo a mangiare? dai! andiamo a fare mattina alla spiaggia??.... scusa è! ma voi nn dormite mai? noi dovremmo, soprattutto quando ti arriva la botta di antiamalarico che per ora ha solo manifestato gli effetti sollaterali legati ad una normale stanchezza. le fantasie suicide arriveranno alla 4 pastiglia. nn vedo l'ora.... heheheh. comunque in tutto questo contesto solo parzialmente lavorativo, ti alzi la mattina e, ti guardi allo specchio e ti scontri contro la tristissima realtà. sei bianco!! ma nn bianco normale! di più. biancherrimo. biancherrissimo! guardi le foto e nn ti si vede perche sei colore dello sfondo. nn sei come loro...

ma basta scendere in cortile e fare due chiacchiere con Samba, e sei di nuovo uno di loro. sei di nuovo nero, tanto da pensare di essere in grado di ballare (chi mi conosce sa quanto questo sia lontano dalla realtà), che basti un sorriso per contagiare tutti quelli intorno a te, che si possa litigare per contrattare un prezzo, ma una volta stabilito siete i migliori amici... fino al prossimo specchio...

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sabato 11 agosto 2007

di che etnia sei?

mi è stata posta questa domanda. e francamente, un po spiazzato stavo per dire: quella giusta, che detiene la democrazia, che fa le guerre giuste. insomma quella che ti ha colonizzato. ma mi sono limitato a rispondere italiana. sempre ammesso che sia un'etnia. e invece nn solo nn sono incazzati, ma sono così socevoli che oggi abbiamo raccimolato altri due inviti a pranzo, con altrettanti numeri di telefono. sta cominciando a diventare difficile fare il cooperante con tutti questi impegni di vita mondana. risultato domani a cena a les mammelles a casa di Abi. vediamo che succede...

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